lunedì 23 gennaio 2017

#ORIENTALFOODEXPERIENCE



Respirare. Poter scegliere di non comunicare. Mangiare. Poter scegliere di astenersi. 

Le esigenze primarie di un uomo possono essere riassunte così: decidi cosa dire, non fare, fai entrare l’aria ad allagarti i polmoni, involontariamente, affronta l’universo per concentrarlo fra le tue mani, cucinalo. 
Banana Yoshimoto ed Io crediamo davvero che la stanza tutta per sé sia una cucina. Solo in quel luogo ci incrociamo con gli altri e tessiamo senza filtro il nostro esser per gli altri. 

La cucina è un racconto in prima persona: <<Ti preparo un caffè>>, <<Nel cassetto in alto>>, il gesto per, l’abitudine di organizzare il proprio mondo. 

Cucinare significa avere consapevolezza. Cogliere un frutto sicuri del suo sapore perché il giusto colore è quello della sua scorza, scegliere quell’ortaggio perché ha la giusta consistenza, sapere che il sale ha la memoria del mondo e che aggiunto al caffè ne amplifica l’aroma. Conoscenza e curiosità, regole e metodologia. 
La necessità si articola in complicazioni, ordine e saper confondere, ottenere l’uno dai più ingredienti. 

Il cibo è colore, apparenza, geometria, bellezza. 
Il disordine o il semplice gesto arrivato a noi attraverso i millenni della nostra famiglia. Non siamo solo quello che mangiamo, siamo soprattutto il come lo cuciniamo. Come decidiamo di demandarlo affidandoci ad altri e disinteressandoci. 
Nulla ha la capacità di raccontarci di più, neppure le nostre stesse parole, di quello che può l’abitudine di sistemare una tovaglia per uno o scongelare precotti. 
Siamo noi stessi una pietanza che con il tempo sappiamo preparare ed impiattare. Ci scegliamo e decidiamo, ci mostriamo. 
Il cibo è racconto. 
Raccontiamo l’interesse, il peso che qualcuno ha nel nostro cuore. Raccontiamo di viaggi, di quelli non fatti, la traduzione nostra di pietanze esotiche, di viaggi fatti e rimasti indelebilmente nell’abitudine di riproporre un sapore incontrato.

Il cibo è la parola che non necessita di esser pronunciata. Dizionario immaginifico del mondo. 
Dipingere il cibo è questo. Condensare l’uomo, i vizi, le passioni, le ossessioni, prendere il pieno contatto, lasciarsi andare alla penetrazione e tornare a galla nella condensazione, sapere che la necessità è la prima prova dell’esser vivi.


Arturo Del Muscio


andrea mattiello, collage su cartoncino cm 10x15; 2015/2016
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mercoledì 11 gennaio 2017

"SCRIGNO"


andrea mattiello "Scrigno"
acrilico e grafite su tela cm 70x100; 2017


#versomaggio2017

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