-Con
quale etichetta cataloghi la tua opera ?
Nel momento in cui
cerchiamo di definire qualcosa, chiudendolo in uno spazio limitante,
impediamo alla stessa di poter essere altro, di vivere delle infinite
sfumature e possibilità di quello che può essere. Mi trovo sempre
in difficoltà difronte a domande come questa... Trovare un'etichetta
per la mia opera significherebbe relegarla in uno schema, privarla
di una parte di ciò che è. Credo che la giusta definizione di
un'opera d'arte sia la somma delle definizioni che le persone che ne
fruiscono riescono a darsi nella totale libertà delle loro
contraddizioni.
-Penso
al ricamo, alla pittura e l'utilizzo di immagini prelevate dai
mass-media…Quanta importanza dai alla manualità e quanta all'idea
che si cela dietro all'atto del dipingere?
Sono una persona che crea
immagini in modo molto tradizionale, utilizzo colori e pennelli,
ricamo con ago e filo, creo collages utilizzando immagini che
rielaboro secondo la mia visione e necessità.
L'idea è la parte
fondamentale del mio lavoro... inizio un'opera soltanto quando ho
un'idea ben strutturata e valida nella testa o quando ho un titolo
che mi convince intorno a cui poter costruire un'immagine, senza
priorità. Non mi pongo limiti riguardo la provenienza
dell'ispirazione, tutto può diventare spunto per essere tradotto in
quadro, un'immagine, un'esperienza, una conversazione, una lettura,
il testo di una canzone...
Solamente dopo che
l'immagine dell'opera è ben visualizzata nella testa la trasporto
su tela o carta.
Raramente preparo
bozzetti, disegno direttamente sulla tela lasciando visibili i vari
ripensamenti con la grafite per poi passare al colore, anche questo
in linea generale già pensato, ma sempre aperto alla possibilità
che l'idea iniziale di colorazione possa essere completamente
ribaltata.
Indubbiamente nei miei
lavori prevale la cerebralità sulla manualità e la tecnica...
chiunque potrebbe colorare una delle mie tele!
-Guardando
le tue opere si nota l'associazione disparata di immagini provenienti
da contesti differenti per quanto sempre appartenenti alla cultura di
massa. Non casuale risulta la narrativa, il riferimento alla
Pop Art americana, la presenza continua di cuori…
La mia pittura è fatta
di pochi elementi facilmente riconoscibili che sapientemente
miscelati fra loro creano dinamiche e narrazioni più o meno
esplicite di volta in volta diverse. Per la scelta dei soggetti
attingo ad immagini che possano trasformarsi in simboli, “icone”
universalmente fruibili caricate di significati profondi,
indipendentemente dal fatto che esse siano elementi tratti dal banale
quotidiano o provenienti dal bagaglio culturale acquisito.
Sta poi ad ognuno indagare
ed addentrarsi con la propria sensibilità oltre la superficie
perchè i miei lavori non sono mai palesemente espliciti, si affidano
ad immagini “di massa”, “carine”, per parlare di sentimenti,
interiorità, situazioni personali e quindi universali.
Molto spesso la
riconoscibilità del soggetto è solo un pretesto per raccontare
altro. Sono immagini ferme, semplici, silenziose e calibrate, a volte
altere e fredde, che contengono calore, emozioni , grida , parole
non raccontate.
Mi chiedevi della
presenza continua di cuori... in effetti il cuore rosso è un
elemento che uso frequentemente, credo che sia un simbolo dal forte
impatto visivo ed emotivo... i cuori attraggono e predispongono
all'apertura positiva verso l'altro... e, in questo momento, sento il
bisogno dei cuori , e credo ci sia bisogno di “cuore”.
-Credi
che abbia ancora senso, nei giorni confusi che viviamo, chiedere
all'opera d'arte un significato?
Credo che un'opera per
essere definita “opera d'arte” debba comunicare universalmente e
non c'è comunicazione se non si ha niente da dire, quindi, sì, mi
auspico che un'opera d'arte abbia un significato da offrire
indipendentemente dal fatto che esso venga accettato o meno da chi
fruisce della stessa.
In una società in cui
tutto è mutevole e si trasforma in tempi velocissimi l'opera d'arte
deve essere quel punto fermo che rimane sempre attuale all'interno
del processo di cambiamento, quell'elemento di cultura da cui poter
costantemente attingere e fare riferimento, al di là del tempo e
delle mode.
-Quali
sono i tuoi riferimenti nel contemporaneo e nel passato?
Sono
sempre stato affascinato dalla statuaria greca per la continua
ricerca di perfezione, proporzione estetica e per quel senso di
silente eternità che riesce a trasmettere e credo che si possa
ritrovare qualcosa di questo nel mio lavoro. Ammirazione per la
grande stagione della “natura morta” , in particolare per le
composizioni floreali fiamminghe, di cui apprezzo la ricerca del
dettaglio, la volontà di creare l'illusione della realtà e la
tecnica sopraffina di esecuzione.
In
tempi a noi più vicini mi sento molto coinvolto dall'Espressionismo
Astratto americano, l'Informale e dalle figure di Burri e Fontana.
Indubbiamente grande influenza sul mio modo di vedere e operare l'ha
avuta la Pop Art americana e in particolare l'artista Keith Haring.
Per quanto riguarda l'Italia adoro Mario Schifano.
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