giovedì 30 gennaio 2025

"L' ARTE DI ESSERE AMICI"

 




"Un valore antico , l'AMICIZIA, trattato in un'epoca moderna, contemporanea, dove nella società odierna vissuta sotto il segno della comunicazione e dei social, fa da piattaforma di analisi e ricerca per un artista poliedrico e trasversale come Salvo Ardizzone".

Liliana Nigro


Allora partiamo dal fatto che la maggior parte degli amici intervistati, quasi l’80% afferma di essere appassionato da piccolo del disegno, del colorare. Cosa esattamente ricordi di quel periodo? Soggetti? Colori? A matita? Colori a spirito?

Ho di quel periodo un'immagine tenera e viva. Ricordo nitidamente un bambino che trascorreva lunghi pomeriggi assolati nella grande cucina della casa dei nonni immerso fra “pongo” da plasmare e quantità indefinite di matite colorate e pennarelli con cui voracemente riempiva pannelli di compensato con disegni di animali copiati dagli album di figurine . Un bambino che amava realizzare assemblaggi di oggetti applicati con lo scotch su tavolette di legno.

Ho un altro ricordo fortemente ancorato a quel periodo, l'arrivo della zia, da quella che io consideravo una grande città, Lucca, e il suo immancabile e fantastico regalo già riconoscibile dalla forma, la scatola di cartone con 36 pennarelli, la confezione contenente il magico pennarello bianco.

La felicità incontenibile era impressa negli occhi di quel bambino, nella fortuna di poter avere fra le mani la bellezza di quei pennarelli e la possibilità di poterli ordinare secondo i colori dell'arcobaleno.


Il “bambino feto” della tua serie chiamata “Identikit” è un soggetto immagine più volte ripreso nel tuo percorso artistico cosa rappresenta per te?

“Identikit”è un percorso intimo che narra un particolare periodo della mia vita.
Destrutturazione, accoglienza, accettazione, comunicazione, interazione, autoanalisi... Identikit inteso come costruzione o ricostruzione di sé attraverso immagini, proiezioni, suggestioni e immaginazione, frammenti da assemblare per dare un volto a ciò che si è.

Per raccontare tutto questo ho scelto l'immagine del “bambino feto” in quanto simbolo delicato e potente della vita che nasce, cresce e si evolve, simbolo di un percorso e di un impegno serio che ognuno di noi è chiamato a portare avanti.
È l'Io radicato dentro ad ogni persona, l'energia, il soffio vitale michelangiolesco, un piccolo Uomo che si affaccia al mondo e si confronta con i propri e gli altrui sentimenti. È il seme da coltivare per costruire la speranza di un'umanità nuova.


Tra le tue opere grafiche, ci sono anche dolci, cannoli, cassate e altro cibo. Che rapporto hai con il cibo e perché lo rappresenti nelle tue opere grafiche?

Rappresentare certi alimenti è un pretesto giocoso per creare equilibri tra forme e colori.
Mi affascina l'idea pop di un cibo che catturi e riempia esteticamente gli occhi attivando la percezione di bontà, golosità, desiderio e voluttà, un appagamento che dia piacere al di là di ogni reale senso di colpa o proibizione.
Oltre ai dolci da te citati, qualche anno fa, affascinato dall'eleganza e dalle geometrie delle composizioni dei cibi giapponesi, realizzai una serie di opere in collage denominata “Oriental food experience”.

Rientrando dai tuoi numerosi viaggi, trovi scontato dire che attingi ai colori ai soggetti del luogo? Uno su tutti la Puglia?


Quello con la Puglia è stato un innamoramento forte e immediato, l'accoglienza di un luogo con cui senti la tua anima vibrare all'unisono con lo stupore, la casa a cui senti di appartenere, l'abbraccio caldo del ritorno.

Un viaggio nella luce e nei colori di una terra dura e generosa, circondato da una natura primigenia e potente e dalla bellezza di un'architettura che stordisce e meraviglia, preziosa e fragile come un ricamo. Questa energia, sentimenti e suggestioni, sono esplosi nelle opere della serie che ho poi chiamato “Viaggio Mediterraneo”, in cui protagonisti, oltre alla luce forte del Sud e ai colori, sono la pianta e il frutto fico d'India, simbolo totemico di resistenza e adattamento, opera d'arte naturale, visione che incanta e ispira.





Come dicono alcuni tuoi critici “grafica netta, decisa e ben tracciata” infatti nei tuoi college, tutto giù tutto questo emerge. quando hai iniziato ad usarlo?

Ricordo perfettamente quando ho incontrato il collage lungo il mio percorso perchè il momento è legato ad un episodio personale che ti racconto.

L'anno è il 2015, febbraio il mese.

Avevo organizzato una cena per festeggiare il mio quarantesimo compleanno ed invitato alcune persone care con cui condividere quell'occasione particolare.

Pochi giorni prima della data fissata sentii che dovevo essere io la persona che in qualche modo avrebbe dovuto ringraziare, grato dell'amicizia e della loro presenza, e mi venne l'idea di dipingere dei quadri di piccole dimensioni come cadeaux a ricordo di quella serata. Ma il tempo era poco e non sarei mai riuscito a terminarli. E non volevo rinunciare a quell'idea.

Avevo necessità di realizzare in modo veloce un certo numero di opere. Da lì il pensiero di provare a assemblare dei collages; cartoncini colorati, forbici, colla e così mi affacciai su questo nuovo mondo.

Da allora il collage continua ad affascinarmi ed affiancarmi e risulta fondamentale per la creazione di certi dipinti, oltre a rimanere tecnica autonoma che con il tempo si è evoluta e affinata.


Preferisci usare il pennello o le forbici?

Sono entrambi strumenti con cui dare forma alle idee.

Il collage ha apparentemente un approccio più ludico, cattura l'idea con la possibilità di essere modificata fino al momento in cui non si ha la certezza che quella ottenuta sia la versione definitiva del tuo pensiero. La pittura conferma quella scelta.


Ed ecco la domanda fil rouge! qual è la tua opera unica? La tua prima opera dove puoi affermare: Ecco questa è un'opera d'arte!

Trovo che oggi il termine “opera d'arte” sia spesso abusato o impropriamente utilizzato. Non amo definirmi o essere definito artista, tanto da aver optato per “creatore di immagini” come termine per descrivere la mia propensione al giocare con immagini, forme e colori, accostamenti che riescono a far emergere emozioni e/o portare a riflessioni.

Non c'è un mio lavoro per cui con sicurezza potrei affermarti “Ecco questa è un'opera d'arte!”, ma sono convinto di aver realizzato alcune opere particolarmente comunicative, attuali ed empatiche che possono raccontare uno specifico progetto, un periodo o un personale stato emotivo. Sono le opere che continuano a vivere nella loro autonomia, contemporaneità e “freschezza” nonostante il trascorrere del tempo.


Ti seguo da un po’, ma la nostra collaborazione parte da Raffaello, dal suo Vinci?autoritratto condiviso in un post, dove lo abbiamo raffigurato nel nostro stile, durante la “pandemia”. Tu tra l’altro abiti a due passi dal Rinascimento la grande Firenze. Io personalmente quando vado a Firenze, mi ritrovo con me stesso a pensare di essere nel ‘500, a girovagare per le vie della città a respirare quegli elementi architettonici e pensare ai Medici e a Lorenzo il Magnifico, cose che non mi capitano in altre città. Tu hai mai incontrato Botticelli, Brunelleschi, Donatello, Michelangelo o Leonardo da Vinci?


Ritengo che camminare fra le strade che hanno visto fiorire e sbocciare il Rinascimento sia un grandissimo privilegio, una continua scoperta che regala emozioni ad ogni angolo, particolari che narrano di storie passate, ormai universali, che hanno reso iconica la città di Firenze. Scorci che riportano allo splendore, alla cultura e ad una quotidianità lontana che ancora si respira prepotentemente e dona quella meraviglia con cui è impossibile non interagire emotivamente.

Gli occhi percorrono linee architettoniche, accarezzano e indagano corpi marmorei innescando dialoghi con i grandi nomi da te sopra citati e con loro ti ritrovi a trascorrere tempo senza tempo, bambino dal cuore gonfio di stupore e insaziabile di storie impensabili. Ed ogni volta è sempre bello tornare ad ascoltarli.


Qual è il tuo dipinto più difficile che hai realizzato, dove hai trovato delle difficoltà tecniche di realizzazione o resa oppure difficoltà nel messaggio?

Per quanto riguarda i dipinti non parlerei di difficoltà tecniche o realizzative in quanto riproposizione in scala maggiore di un progetto precedentemente ideato. Indubbiamente occorre maggiore impegno, concentrazione e pazienza nel creare il “bozzetto”, che di per sé è già opera autonoma. In tal senso, su tutti, particolarmente impegnativi sono stati i ritratti di “Medusa” e “Nettuno”.


E a proposito di opere famose ho visto che attingi molto spesso al Rinascimento o alle opere classiche.

Quale opera di quel periodo ti piacerebbe avere a casa?

Ultimamente sento una forte attrattiva verso la metafisica, il colore forte, contrastato e metallico delle opere di Agnolo Bronzino. Bellezza atemporale e silente.


Le tue opere sono di medie e piccole dimensioni qual è l'opera tua più grande che hai realizzato e se pensi di spingerti oltre a queste dimensioni?

L'opera commissionata e realizzata di più grandi dimensioni raffigura “San Michele” ed è un acrilico e foglia oro su tavola che misura cm 170x240.

Ti confido, uno dei miei sogni rimane la realizzazione di un grande murales.




Ringrazio Salvo per avermi voluto fra i suoi quaranta Amici e Artisti contemporanei nel suo prezioso libro, in cui Arte, curiosità e legami nati attraverso i social si intrecciano in una lettura confidenziale e ricca di aneddoti intriganti.

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