Immersi nel lago della quotidianità, densità che ci trattiene e abbraccia, ci sospinge verso l’alto con la stessa
energia che ci attira in basso. Il lago delle cose in cui siamo fermi ci sostiene e ci dà sicurezza. Isostatici
sappiamo restare sospesi, adattati anche alle tempeste. La papera galleggia, le carpe all’infinito tracciano
ellissi. Siamo leggeri, trattenendo il respiro, affogando con dedizione, riemergiamo grati per il fiato
concesso. Sul filo dell’apparenza superficiale il segno ripete il modello declinandone colori e forme,
narrando l’evoluzione della profondità. L’acqua nasconde il fondo, la luce si piega e ingrandisce
ingannandoci con una vicinanza insidiosa.
Siamo nati dal fango, dicono. Io so che dal fango dirompe il seme della ninfea attraverso gli strati subacquei,
giungendo allo specchio del cielo. Rotonda la foglia della ninfea, ma cerchio segnato da un taglio, e il
cerchio tagliato è occhio. Ci guardiamo riflessi, la foglia è il tappeto su cui stendere ad asciugare i nostri
sentimenti, adagiato sul flusso. Dal fango, superando la stagnazione, arrivare a distendere gli innumerevoli
petali, infinito che racchiude il cerchio e lo quadra. La ninfea è la perfezione.
L’acqua sta in cielo e quando è a terra lo raddoppia. Nel cielo per terra possiamo lasciar andare una
barchetta, oppure indossare una maschera e immergerci, per nuotarlo finché i polmoni reggono. Il cielo
diventa specchiato spazio in cui ritrovare il bambino che è in noi, l’uomo portato a ripetere i propri gesti per
farli senza errori. È questa la strada per la perfezione, la corrispondenza fra idea e azione: la ripetizione.
Nella ripetizione si perde il senso? Nella ripetizione si compie il rito, il respiro, il nutrimento, l’amore. La
ripetizione insegna l’umiltà dell’arrivare estremamente vicino al modello, imparando a riconoscere la
distanza nel dettaglio, mai precisamente identico ma perfettamente unico. Ogni gesto si ripete, preciso in se
stesso, il pennello intriso di colore traccia nuove linee e segue il filo di grafite, la radice del disegno, il
quadro prende forma. Colore, istinto.
La ripetizione insegna la volontà di arrivare a scoprire il limite, il minimale della differenza per mostrare il
valore profondo del gesto creativo, la vicinanza della prossimità. Le forbici e le mani sfibrano la carta,
sovrapponendo ottenendo immagini. Forma, gesto, corrispondenze.
La ripetizione è ricerca ed esercizio. Evoluzione della parola detta e ridetta fino a evocare lo spirito, esercizio
della pazienza. La forma tracciata e quella che il cervello ricrea. La carta e il pennello. Contemplazione,
incrocio, scoperta, linguaggio.
Questo dirà di sé l’artista: Il mio idioma è campo di ninfee sotto cui scorre l’andirivieni delle carpe, i miei
occhi aperti sul mondo sono laghi in cui galleggia la visione di un oggetto, le mie mani la corolla in cui il
tempo rimane catturato. Ho imparato dalla memoria dell’acqua a sostenere le cose, e riflettere l’universo.
Arturo Del Muscio
andrea mattiello "Water"
acrilico su tela cm 80x100; 2017
INAUGURAZIONE DOMENICA 7 MAGGIO 2017
ore 17.00
Rinfresco
Musica a cura dell'Associazione culturale "La Dama e l'Unicorno"
La mostra sarà visitabile per tutta la stagione di apertura della struttura.
andrea mattiello "Water"
acrilico su tela cm 80x100; 2017
INAUGURAZIONE DOMENICA 7 MAGGIO 2017
ore 17.00
Rinfresco
Musica a cura dell'Associazione culturale "La Dama e l'Unicorno"
La mostra sarà visitabile per tutta la stagione di apertura della struttura.
Via di Gabbiano, 22 Mercatale Val di Pesa (FI) www.castellodigabbiano.it |
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